Viaggio alle geometrie
emotive dell'esistenza.
Nell'opera di Lello Zito
squillano la memoria ed
il presagio
nell'evidenza sintetica
d'una constatazione i cui tramiti di
repertorio sono bensì
perenni, ma sopratutto
attuali, aperti alla
meditata
giustificazione, all'analisi psicologica
e alla coscienza della
socialità. L'artista non
concretizza soltanto il
documento: esige la
conoscenza critica del
brano sul quale ha
voluto far pittura con
intuizione folgorante e
con amorevole pienezza
espressiva, superando la
cronaca e respirando la
vita all'altezza
dell'arte.
Lello Zito è un pittore
intransigente nella sua
oggettività: non
rinuncia alla grande
tradizione pittorica che
esige rigore formale,
esperienza cromatica,
cultura di quel vivo
quotidiano che commuove
perché ci verifica a
specchio di eredità e
scevro, per virtù rude e
sanguigna, degli orpelli
del trionfalismo e della
retorica, ci fa leggere
nel territorio fisico di
tutte le età e le
generazioni moralità e
dimensioni, anche
fatali, di fatti locali
e temporali.
L'osservazione non è
allucinata: non attrae
la deformazione, ma i
dati sensibili che gli
oli diluiti fino ad una
visualizzazione
musicale, a respiro di
pensiero, e gli acrilici
estesi fino al celere
psichico, sanciscono con
una leggerezza che
conferisce slancio alle
immagini e le fa vibrare
sulle soglie di altri
dislocamenti dove le
fisionomie contratte, i
mondi isolati,
perderanno anche il
diafano al quale li ha
relegati la violenza
della vita che è tempo
visibilizzato nelle
rughe degli anni,
nell'abbandono di chi
non ci appartiene più,
nel panta rei la cui
imminenza deprechiamo
specie se incombe sui
nostri cari. Lello Zito
dipinge atmosfere
d'uomini quasi a vederli
compensare di un bene
perduto e guarda ai loro
concreti fantasmi con
ostinazione nelle strade
dove tutto è ancora
possibile, dove potrebbe
verificarsi l'incontro
eccellente e non si
dissiperebbero i passi
che vanno, gli sguardi
assenti, la pietà
sentita e non comunicata
né con il gesto, né con
la parola. Com'è grande
ed eroico l'uomo di Zito,
com'è nobile la sua
solitudine che sa amare
e sognare, sa illudersi
e registrare i contrasti
degli inferni e dei
paradisi trovati e
perduti tra mercati e
piazze, tra interni
d'alveari e luci
anemiche o solarizzate e
candide fino a divenire
alone desertico intorno
alle esistenze da
fagocitare. Il bianco
indefinito esalta le
espressioni dei
personaggi puri nella
loro recita
condizionata,
affascinati dalle stesse
antiche immagini che si
ostinano a spiare dietro
le palpebre e nell'iride
fantasma delle pupille
inesistenti. Come
definire la pittura di
Zito? Semplicemente con
il termine di pittura
quella che non è facile,
che esige misura,
altissimo livello
tecnico, libertà
fantastica, cultura
vigorosa e fertile,
conoscenza specifica
degli strumenti più
aggiornati della
comunicazione di massa,
che palpita di fronte ad
uno squarcio di natura
come di fronte all'opera
ed ai frutti del lavoro
umano e soprattutto
conosce le tensioni
delle voci e dei silenzi
che fa testimonianza e
fede del tutto visto ed
umilmente confessa di
aver compreso solo che
ogni creatura è
depositaria del suo
mistero, ignoto agli
altri e sconosciuto a
ciascun essere vivente.
Questo artista parla con
il verismo dei suoi
anni, non ha bisogno di
verificarsi con un
marchio di dubbio gusto
e con gli esiti di
quelle trasgressioni
linguistiche le quali
affliggono l'esperienza
del singolo e quella
naturale. La morfologia
del suo discorso ha le
misure, gli spazi e le
quantità di tutti gli
accadimenti fisici e
delle loro prospettive,
un sublime artigianato
rende terso il terreno
sapido dell'indagine e
così la luce che legge
la sensualità ed i
volumi d'un nudo sotto
la praticabilità
effettiva delle vesti,
può scandire la logica e
la lirica di un nudo
tramato nelle maglie di
una rete, il contesto di
un graticcio murario,
l'annidarsi dei vecchi
sulle panchine come
passeri al ramo, il
misterioso connubio tra
l'uomo ed il cane mentre
amministrano passi
paralleli, il continente
donna così esteso da
apparire ancora deserto
e ultima spiaggia con la
magia che ci perde e
consola nella
consapevolezza di tutte
le esperienze memoriali
che nella vita sono del
secretum e della
perfetta solitudine come
della umanità
collettiva. Così il
repertorio di Zito parla
di argomenti umani e di
patrimoni irrinunciabili
e nel profondo realismo
affratella le sostanze
vive di un'edenica
nostalgia di quell'uomo
che sapeva correre,
precorrere le sue azioni
e nell'armonia naturale
ridere con le geometrie
emotive dell'esistenza.